lunedì 9 maggio 2011

Ciò che non conosciamo lo uccidiamo senza accorgercene [Assignment 3]

Bene bene bene, ammetto che 60 pagine di testo inizialmente mi hanno spaventata, non perché non sia abituata a a leggere (la maggior parte dei nostri manuali contengono come minimo 600 pagine) ma perché ho serie difficoltà a Leggere al computer.
Questo problema non mi deriva dall'affaticamento agli occhi o da problemi di vista (anche se dopo un po' che fisso la luce bianca dello schermo inizio a risentirne!), ma dal fatto che mi distraggo continuamente.
Con un libro non mi capita così di frequente. In questo caso è più uno studio "statico": mi siedo alla scrivania, apro il libro, mi armo di lapis e evidenziatore e inizio la lettura. Leggere, riassumere, ripetere.
Se invece ho un testo su computer, delle slide o degli appunti su MedWiki (che, confesso, mi fa fatica stampare!), ma anche semplicemente un articolo di giornale entra in gioco l'arma letale: Internet.
Se leggo qualcosa di interessante, che mi stimola, vado immediatamente a cercarlo e così mi perdo nella rete.
Ecco, la rete: quello di cui appunto si parlava nell'articolo.  

Possono venire in mente immagini diverse pensando alle reti, ai nodi e alle connessioni.
In questo caso le connessioni di sviluppano nella mia testa, e le connessioni si raggruppano in nodi, i quali costituiranno poi la rete. 

Ed è quello che esattamente accade su Internet. 
Questo mi è venuto in mente: un certo parallelismo tra la strutturazione del nostro cervello e quella della macchina. L'ossimoro del caos ordinato si riscontra sia nel naturale (la nostra mente, appunto) che nell'artificiale.  
Lo "stare online" è spesso inteso nella sua accezione negativa: giovani perditempo che si baloccano con innumerevoli sciocchezze. Se lo "stare online" è usato con coscienza e intelligenza (senza nulla togliere alla parte ludica, che serve sia nel reale che nel virtuale) a mio modesto parere l'accezione negativa scompare.

Ci sono altri due argomenti che mi hanno particolarmente colpito dell'articolo: 

Il primo è la raffigurazione della crescita esponenziale con la curva: ecco, nonostante "esponenziale" sia un termine enormemente inflazionato non l'avevo mai associato visivamente alla curva dell'equazione esponenziale, che dà realmente il senso di percezione dell'evoluzione: prima lenta e impercettibile, poi esplosiva.
La maggior parte delle connessioni ci sfugge, ma quando si palesano è come se si aprisse un mondo.
Il secondo è la metafora del bosco: ritengo che sia completamente azzeccata. Non si può conoscere tutto né tanto meno in maniera approfondita, è questione di scegliere quale spazio ritagliarsi e approfondire quello, al momento, senza la smania di apprendere tutto e subito, proprio come per conoscere un bosco non importa essere a conoscenza di tutti i tipi di alberi che lo compongono o di tutti gli esemplari di animali che lo popolano.

Concludo la mia riflessione con una nota sul Personal Learning Environment (PLE).
Io associo molto spesso dei colori a dei concetti.
Ecco, il PLE lo vedo arancione, un colore caldo ma non violento, che mi rimanda a un senso di ambiente personale e confortevole.
Invece la Classroom Learning Environment mi fa venire in mente il blu: colore freddo e un po' più piatto. 

Il Blu però è il mio colore preferito.
Forse perchè nonostante il PLE sia più congeniale ad un ambiente creato "ad personam", la classe e la scuola intese in senso accademico sono talmente tanto insite nel nostro quotidiano da essere riuscite a diventare parte di noi. 

E sapere che il modo di insegnare in questo senso, tanta teoria e poca pratica, mi servirà a ben poco nella vita in effetti mi spaventa un bel po'!

Ho riassunto e commentato quello che mi ha colpito maggiormente, senza togliere nulla al resto ovviamente.

Infine, c'è una frase che mi sembra particolarmente significativa e che esprime un concetto importante: "Ciò che non conosciamo lo uccidiamo senza accorgecene".
Ed è proprio vero. Sembra assurdo, ma rimanendo immobili, con paraocchi e paraorecchie annessi, nelle nostre consapevolezze, in modo statico e stazionario, violentiamo tutto quello che, in potenza, sarebbe potuto entrare in noi, migliorarci o peggiorarci, ma comunque, in ogni caso, cambiarci, renderci diversi.

2 commenti:

  1. senti se il mio colore preferito è il rosa cosa vuol dire?!

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  2. Ma rosa chicco o rosa fucsia?! Perché devo ponderare sulle differenze! :-P

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